I principi Riggio capirono che
bisognava popolare quella zona e
costruirono le prime case che furono
affittate a marinai di zone vicine
(e non) incentivati e pronti ad
un'avventura dai contorni non
certi.
Furono allestiti il molo, la Chiesa,
le due torri per la difesa, i
magazzini, il fondaco, la "potega" e
nacque anche un'amministrazione
locale, oltre naturalmente al
parroco (anzi all'arcipresbitero)
che era la vera guida del paese: ciò
fu ufficializzato nel 1691.
I primi decenni di vita non furono
facili ma l'avvedutezza dei Riggio,
unita all'intraprendenza commerciale
dei più facoltosi catenoti e dei
vicini castellesi, fecero di Trezza
uno degli scari più importanti della
Sicilia a metà del ‘700.
Luigi Riggio aveva fatto edificare
dopo il 1730 altre case ed altri
magazzini, rendendo inoltre
splendido il suo palazzo vicino al
mare, oggi praticamente scomparso
così come la più grande delle torri
di difesa. Aveva poi creato una
strada carrozzabile che da Trezza
giungeva a S. Maria della Catena e,
grazie al suo ruolo di Grande di
Spagna ed ai contatti che aveva un
po' dappertutto, faceva affluire
nello scaro barche di ogni tipo.
Fu anche ambasciatore in Francia, e
da Trezza, in particolare, partivano
persino formaggi etnei per quella
illustre sovrana.
Con quella Nazione in ogni caso i
contatti furono frequentissimi.
Le navi francesi (così come di altre
nazioni) giungevano talora
direttamente nel porticciolo di
Trezza ma più spesso tali contatti
avvenivano a Messina.
Le merci erano portate lì via mare
ed imbarcate su bastimenti più
capienti.
Tuttavia non si pensi che le barche
che partivano da Trezza fossero di
poco conto: i loro occupanti
generalmente erano più di una
dozzina ed esse erano munite anche
di cannoni per difendersi qualora
fossero state attaccate dai soliti
malintenzionati.
Riggio tentò anche di rendere il
porto più sicuro bombardando il lato
sud dell'isola e cercando di unirla
ai Faraglioni; tutto fu però inutile
perché la forza del mare abortì
presto i tentativi che occuparono
tutto il mese di agosto dell'anno
1748.
Con il 1800 il commercio cominciò a
languire nel porto davanti ai
Faraglioni; il mare restava la
ragione di vita ma la pesca rendeva
davvero poco e le condizioni di vita
divennero sempre più precarie nel
villaggio che intanto nel 1828 era
entrato a far parte del Comune di
Aci Castello.
Il 1900 portò, di decennio in
decennio, una nuova forza trainante:
il turismo. Trezza è così divenuta
ricca di alberghi e di locali di
intrattenimento e di ristorazione
per una folla sempre più varia che
affolla ora, soprattutto le notti
estive, il Lungomare dei Ciclopi e
le sue strade.
La pesca nel dopoguerra è divenuta
una forza trainante, anche se deve
dividere il mare (e il porto) con la
nautica da diporto, e i grossi
pescherecci uscendo al largo
navigano tranquillamente per
l'intero mediterraneo.
Il mercato del pesce è uno dei più
importanti della Sicilia.
Le parrocchie sono due: S. Giovanni
Battista, titolare dell'antica (e
preziosa) chiesa che guarda il mare
davanti al vecchio porto, e la
Madonna della Buona Nuova, per il
cui culto è stata creata la
parrocchia sulla collina di
Vampolieri.
E' attesissima ogni anno la festa
del Battista con manifestazioni
folkloristiche (U pisci a mmari, in
particolare) da non perdere.
La passeggiata in barca tra i
Faraglioni e l'Isola Lachea
nell'Area Marina Protetta è
obbligatoria, ma è piacevolissima
anche quella tra le viuzze alle
spalle ed ai lati della Chiesa del
Battista dove, nascosto tra le case,
si può ammirare il Bastoncello, una
delle due antiche torri di Trezza.